Cooperazione e collaborazione attraverso Incontri
L’instabile ed incerta situazione in Medio Oriente, specialmente in Terra Santa, lascia poco spazio alla solidarietà qui esistente tra la comunità palestinese e quella ebraica.
Il contesto in cui si colloca questo conflitto è sempre più eterogeneo e politicamente confuso, tanto da farci dimenticare che non è sempre tutto di un colore ben definito e che esistono mille sfumature possibili. Anche in una condizione così complessa e fonte di disagio, è possibile fare rete attraverso gli incontri che creano cooperazione e collaborazione tra le due comunità.
Negli ultimi decenni, il numero crescente di inziative, gruppi ed associazioni che hanno come obiettivo quello di unire le due poplazioni ha preso sempre più piede. Si tratta di organizzazioni che lavorano per la difesa dei diritti civili e politici dei palestinesi, con cittadinanza israeliana (che oggigiorno sono il 20% della poplazione israeliana) e dei palestinesi residenti nei territori occupati.
L’importanza delle organizzazioni
Per esempio ADALAH- The legal center for Arab Minority Rights in Israel, si occupa della difesa e del sostegno dei Palestinesi cittadini d’Israele. Molti di questi gruppi sono composti sia da membri palestinesi che israeliani, per mettere in rilievo la solidarietà esistente da parte di entrambe le componenti e la comune volontà di difendere i diritti umani.
Una di queste organizzazioni è Just Vision, organizzazione che si occupa della diffusione e della creazione di contenuti audiovisivi e non solo, per evidenziare il lavoro non violento di attivisti palestinesi ed israeliani contro l’occupazione, finalizzati a costruire un futuro degno, libero ed equo per il popolo palestinese.
Inoltre, il numero di manifestazioni a supporto della popolazione palestinese è in evidente aumento, come la presenza di centinaia di cittadini israeliani, che il 29 Novembre 2019, si sono presentati a Ramahalla come segno di fratellanza nella giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese indetta dalle Nazioni Unite.
Questa parte della popolazione, che apertamente sostiene e difende i diritti dei palestinesi, viene di norma associata alla Sinistra israeliana e considerata una minoranza che viene oscurata, ma comunque esistente. Essi si oppongono all’occupazione e alle politiche violente e razziste del governo israeliano sia all’interno del paese che nei territori occupati.
Una difficile gestione
Se da una parte vi sono rappresentanti della cittadinanza israeliana che difendono e sostengono apertamente i diritti civili e politici dei palestinesi ed alcuni auspicano la soluzione dei ”due stati” come unica possoibilità di pace, resta comunque una significativa componente della società che non condivide tale schieramento.
Di fatti, secondo i sondaggi condotti da parte del Institute for National secutity studies il 55% dei cittadini israeliani è a favore dell’annessione unilaterale da parte di Israele delle Cisgiordania ed una altrettanto alta percentuale concorda con le dichiarazioni apertamente razziste da parte della classe politica israeliana e trova ragionevoli le violenze, psicologiche e fisiche, commesse contro i palestinesi.
Nonostante vi siano iniziative a supporto della popolazione palestinese, va ricordato che la presenza di persone che contrastano la dignità ed i diritti tale popolo è presente e si trova al potere. La diffidenza nei confronti dell’altro non si trova soltanto dal lato israeliano ma anche palestinese. Molti di loro si rifiutano, tentando a boicottare iniziative ed incontri che provengono da organizzazioni israeliane, individuando nella totalità degli israeliani il nemico.
Come dichiarato da Aguda (organizzazione no-profit per i diritti LGBTQ): “La lotta contro l’occupazione dei territori palestinesi confonde qualunque altra sfida per i diritti e mischia possibili alleati con i nemici”
Articolo pubblicato su Fernweh