Una risposta coordinata, efficace e basata sui principi di umanità, indipendenza, imparzialità, neutralità; questo è l’obiettivo principale a cui rimanda il mandato dell’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari. Un ruolo di coordinamento, come parte cruciale del Segretariato delle Nazioni Unite, volto a riunire gli attori umanitari operanti in una determinata area di intervento – siano essi agenzie ONU, NGO, organizzazioni locali – per assicurare una risposta coerente, integrata e onnicomprensiva alle emergenze e ai bisogni della popolazione colpita da conflitti e/o disastri naturali.
Nel 2003, a seguito dell’aggravarsi delle ostilità durante la Seconda Intifada (2000), l’allora segretario generale Ban Ki Moon approvò la creazione di un ufficio OCHA a Gerusalemme Est per il coordinamento umanitario nei territori occupati della Palestina (oPT, occupied Palestinian Territory), a cui fece seguito la creazione di uffici secondari sul campo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania (Ramallah, Nablus e Hebron).
È proprio all’interno di questo meccanismo di coordinamento che si inserisce una pianificazione della risposta umanitaria che si potrebbe definire incardinata su tre pilastri fondamentali: chi interviene per rispondere a quali bisogni precedentemente identificati attraverso predefinite risorse finanziarie.Come parte di questo ciclo di programmazione e implementazione della risposta, nel 2020 la comunità internazionale richiese espressamente un’analisi multi-settoriale dei bisogni della popolazione palestinese per informare il processo decisionale alla base dell’intervento umanitario. Il risultato fu la conduzione del primo Multi-Sector Needs Assessment (MSNA) nel luglio del 2021, le cui conclusioni informarono la produzione dell’Humanitarian Needs Overview per il 2022, finanziato e pubblicato da OCHA nel dicembre 2021.
clicca qui per leggere l’articolo completo su wall:out magazine