Lo stato del livello di istruzione in Palestina mostra un quadro contrastante. Sebbene la popolazione sia una delle più alfabetizzate al mondo, il sistema educativo, e in particolare le università, sono in rovina e stanno fallendo, soprattutto a causa degli effetti dell’occupazione israeliana. Come riconosciuto dalle Nazioni Unite e sancito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, dal 1948 l’istruzione è un diritto umano fondamentale e tutti hanno diritto a un ordine sociale e internazionale in cui questo diritto possa essere pienamente realizzato.
Prima del 5 giugno 1967, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza non esistevano nemmeno le università. Ciò nonostante, gli studenti delle scuole superiori che si diplomavano godevano di un accesso facile e gratuito all’istruzione universitaria nel mondo arabo, soprattutto in Egitto, Iraq, Libano e Siria.
L’occupazione israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza ha cambiato la situazione. Da un lato, l’accesso alle università arabe per gli studenti palestinesi è diventato sempre più difficile, a causa delle rigide misure israeliane imposte all’attraversamento delle frontiere. In secondo luogo, l’ammissione alle università arabe è stata gradualmente limitata ai palestinesi dei Territori Palestinesi Occupati (TPO). In terzo luogo, la situazione economica, sia negli TPO che nei Paesi arabi, non era quasi mai favorevole.
Queste circostanze, unite a una maggiore consapevolezza nazionale palestinese, hanno spinto l’istruzione universitaria palestinese in cima all’agenda politica. Tuttavia, nonostante i numerosi tentativi per liberare il sistema scolastico dall’occupazione israeliana, la situazione non sembra essere cambiata durante il corso degli anni. L’ultimo tentativo risale probabilmente al 2015. L’idea era quella di creare un’università palestinese al di fuori della Palestina per eludere le restrizioni geografiche imposte dai poteri stranieri, sia governativi sia di occupazione. Anche se nn si realizzò mai tale università, questo fece emergere l’importanza di avere – in primo luogo – un fronte unito tra i palestinesi.
Quali sono i problemi principali a cui fanno fronte le università?
Fin dall’inizio, le autorità militari israeliane non hanno accolto con favore la creazione di queste istituzioni. Per questo hanno posto ostacoli a ogni punto del loro sviluppo. In primo luogo troviamo le licenze. A tutte le università si rilascia una licenza annuale che, molte volte, non viene rinnovata.
A partire da novembre 2017, a circa la metà dei docenti stranieri nelle università palestinesi non sono stati estesi i loro visti di residenza. Questo perché vivevano nell’area da ormai cinque anni. Inoltre, i loro coniugi hanno dovuto pagare decine di migliaia di shekel come garanzia che non avrebbero lavorato. L’UNESCO afferma che a causa dell’isolamento, le università hanno sofferto in particolare per l’assenza di dipartimenti di ricerca. Inoltre, anche la sola creazione di una nuova facoltà necessita di un’approvazione, che la maggior parte delle volte si nega.
Sotto il titolo generale di “ragioni di sicurezza”, hanno imposto misure ancor più limitanti. Tra queste, la censura di libri e periodici e il rifiuto dei permessi di lavoro per i docenti internazionali, compresi i palestinesi con cittadinanza giordana.
Per ordine militare e per lunghi periodi di tempo, le università sono state chiuse. Questa azione ha privato gli studenti della possibilità di frequentare le lezioni, confrontarsi con i propri colleghi e docenti. Il risultato è che raramente gli studenti entro il periodo regolare di quattro anni richiesto per la laurea concludono il proprio percorso.
Questo ritardo nella laurea non è solo frustrante per un giovane desideroso di intraprendere la propria carriera, ma è anche causa di gravi difficoltà economiche. Per la maggior parte degli studenti è fondamentale diventare autosufficienti o partecipare al sostentamento della famiglia, invece di rimanere un peso economico.
E per quanto riguarda l’insegnamento fuori sede?
Naturalmente, le università hanno reagito alle chiusure e nella maggior parte dei casi hanno cercato di minimizzare il danno causato dall’insegnamento fuori sede. Tale procedura comporta molti problemi logistici di programmazione, di utilizzo di scuole e laboratori della zona. Inoltre, rende difficile il trasporto degli studenti che vivevano al di fuori di una determinata area.
Recentemente, Israele ha annunciato nuove restrizioni all’ingresso di accademici e studenti stranieri nelle università dei Territori palestinesi. Questo ha suscitato la rabbia degli studiosi e dei responsabili dell’istruzione palestinesi. Accademici e funzionari dei diritti umani si lamentano da anni delle politiche israeliane che limitano le capacità delle università palestinesi di reclutare e mantenere professori e docenti stranieri.
Inoltre, i nuovi regolamenti richiederanno agli studenti stranieri di sostenere un colloquio presso l’ambasciata israeliana del loro Paese prima di recarsi nei Territori palestinesi. Inoltre, la durata dei visti per studenti e docenti sarà ufficialmente di solo un anno. Queste scelte non fanno che isolare sempre di più gli istituti di istruzione superiore palestinesi dalla vita accademica globale.
Diversi programmi linguistici potrebbero chiudere definitivamente. All’Università di Birzeit, la decisione potrebbe costringere a chiudere circa nove programmi linguistici tenuti da accademici stranieri. Potrebbe anche costringere l’università a sospendere il suo programma di studi arabi palestinesi, destinato agli studenti stranieri che vogliono imparare l’arabo e migliorare la loro comprensione della situazione palestinese e araba.
Tali restrizioni accelereranno la trasformazione dell’istruzione superiore palestinese in un’istruzione locale limitata, isolata anche dalla stessa comunità palestinese.
In mezzo a queste preoccupazioni, le istituzioni palestinesi hanno lanciato campagne per spiegare le ripercussioni della decisione e impedirne l’attivazione ufficiale. Hanno invitato i governi occidentali, le istituzioni accademiche internazionali e gli ambasciatori stranieri nei Territori palestinesi a condannare la decisione come una violazione del diritto all’istruzione sancito da numerose convenzioni internazionali.
Le università palestinesi si sono sviluppate in circostanze estremamente limitanti ed è notevole che siano cresciute quantitativamente e qualitativamente, anche in condizioni così avverse. Le università si sono diffuse nelle aree geografiche della Palestina. Ora coprono molti dei campi di specializzazione a livello universitario, ma necessitano comunque di cambiamenti efficaci.
Restiamo in attesa che un organismo nazionale veramente rappresentativo possa ancora una volta fare la differenza in questo campo. L’istruzione potrebbe avere un ruolo fondamentale per unificare il popolo palestinese.
Maria Rosa Milanese