“Non credo di aver mai visto un individuo o una famiglia palestinese rappresentati come veri e propri protagonisti di una serie tv”.
È quanto affermato da Mohammed Amer, attore, produttore e comico palestinese-americano, riguardo il debutto della nuova serie targata Netflix. La serie Mo, che ha esordito sugli schermi il 24 agosto 2022, è co-creata da Mohammed Amer e da Ramy Youssef, attore, sceneggiatore e comico statunitense di origini egiziane.
Mo, diviene, precisamente, diminutivo di Mohammed Najjar, narratore in prima persona della sua storia di palestinese. Nato in Kuwait e successivamente rifugiatosi negli Stati Uniti con la famiglia, a seguito dello scoppio della Prima Guerra del Golfo nei primi anni ‘90.
Trama della serie tv
Gli eventi che si susseguono nel corso degli otto episodi della serie seguono tuttavia, proprio il dramma semi-autobiografico dell’alter ego di Mohammed Amer. Minuto dopo minuto, Amer ci invita a percorrere la strada dei suoi ricordi, tra tormenti e angustie intinti di un misto tra tragedia e umorismo. Ciò che colpisce della serie Mo è proprio la valorizzazione dell’identità palestinese, che si assapora man mano, attraverso la narrazione della quotidianità più genuina dei personaggi.
Compagna di peripezie di Mo è una piccola bottiglia d’olio d’oliva della madre, simbolo di radici inespugnabili, profonde, ma anche metafora di resilienza di un popolo costantemente respinto. Mo è il tipo di serie che incede e si fa strada nella tragedia, nel “trambusto” di un’identità divisa ma, al tempo stesso, consapevole della sua ricchezza culturale. “È un problema di branding” è la risposta di Mo quando la gente confonde la Palestina per una città dello Houston o, addirittura, per Israele!
La storia di Mo è la storia di un individuo ma anche quella di un gruppo, di un popolo, della cultura di una collettività. È la storia di lotte frenetiche, affari di famiglia, della ricerca del proprio posto nel mondo. Ma è, allo stesso tempo, un inno alla perseveranza nel portare avanti il proprio patrimonio storico, culturale, religioso e linguistico.
Un inno che echeggia in tutti coloro che, come Mo, sono stati e sono tuttora costretti ad abbandonare il proprio tetto ma a cui nessuno potrà mai portare via la propria casa. Perché la nostra casa, come Mo ci invita a ricordare, è dove regna, tra le mille difficoltà, l’ardore della tenacia.
Federica Sammali