Dal 1977, anno della Risoluzione 32/40 B dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si celebra il 29 novembre la giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Per l’occasione si celebra anche l’adozione da parte dell’Assemblea Generale, il 29 novembre 1947, della Risoluzione 181 (II), che prevedeva la suddivisione della Palestina in due Stati.
Tradizionalmente, tale giornata rappresenta un’opportunità per la comunità internazionale di concentrarsi sulla questione palestinese, tuttora aperta, e di ricordare che il popolo palestinese non ha ancora ottenuto i suoi diritti inalienabili, come definiti dall’Assemblea generale. Tra questi c’è il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne, il diritto all’indipendenza e alla sovranità nazionale e il diritto a recuperare le proprietà abbandonate a causa dei conflitti.
L’appoggio della comunità internazionale
Il conflitto tra Israele e Palestina va avanti dalla fine della seconda guerra mondiale e non fa che peggiorare. Attualmente, 138 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite riconoscono la sovranità dello Stato di Palestina, oltre alla Santa Sede e alla Repubblica Saharawi. Una dozzina di altri Paesi, invece, intrattengono relazioni informali con essa. Nel 2011, la Palestina ha chiesto l’ammissione come Stato osservatore alle Nazioni Unite. La richiesta è stata accettata l’anno successivo dall’Assemblea Generale con 138 voti favorevoli su un totale di 193.
Nel conflitto israelo-palestinese sono intervenuti numerosi attori internazionali che si sono impegnati in diversi tentativi di negoziare una soluzione a due Stati. Questa soluzione comporterebbe la creazione, infine, di uno Stato palestinese indipendente. Tuttavia, anche all’interno delle società israeliana e palestinese, il conflitto genera molteplici punti di vista e opinioni. Un fatto che evidenzia le profonde divisioni esistenti non solo tra i due attori, ma anche all’interno di ciascuna delle due comunità.
La situazione odierna
A causa di un conflitto che dura ormai da più di 50anni, molti sono cresciuti senza aver mai visto la propria patria. Più di sei milioni di palestinesi sono in diaspora, poiché gli israeliani continuano a bombardare e distruggere le case di molti. Milioni di palestinesi versano in condizioni umanitarie e socioeconomiche disastrose, essendo stati privati dei loro diritti umani fondamentali e sfollati dalle proprie case. Oltre a subire continuamente violenze, molti non hanno accesso all’elettricità, all’acqua potabile, all’assistenza sanitaria, a un alloggio adeguato, all’istruzione e al lavoro. Milioni di persone sono sfollate all’interno del Paese o sono rifugiate e vivono prevalentemente nelle vicine Giordania, Siria e Libano. Un terzo dei rifugiati palestinesi registrati vive nei campi profughi e circa la metà ha bisogno di assistenza umanitaria. Senza togliere il fatto che la pandemia globale di Covid-19 ha esacerbato la situazione umanitaria e socioeconomica già in peggioramento.
Questo è il quarantaquattresimo anno in cui si celebra la giornata internazionale, la situazione nei territori palestinesi occupati non è cambiata e continua a rappresentare una sfida significativa per la pace e la sicurezza di tutta la comunità internazionale. È ormai evidente che il solo contenere la situazione non sia sufficiente.
L’obiettivo generale rimane quello di due Stati che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, soddisfacendo le legittime aspirazioni nazionali di entrambi i popoli. Al di là dei numerosi eventi per la sensibilizzazione sulla questione palestinese, occorrerebbe un impegno più solido da parte della comunità internazionale.
Se questi anni sono stati difficili per il popolo palestinese, gli ultimi avvenimenti non sono stati da meno. Noi di Labiba mostriamo la nostra solidarietà verso il popolo palestinese, augurandoci che la comunità internazionale possa dare supporto contro le violazioni dei diritti fondamentali.
Maria Rosa Milanese