La scorsa settimana, in occasione dell’accensione dell’albero di Natale, numerosi palestinesi si sono riuniti nella Striscia di Gaza. La celebrazione ha avuto luogo presso la Young Men’s Christian Association nella città di Gaza e ha previsto giochi di luce, canti e balli in preparazione alle festività natalizie.
La tradizione natalizia è infatti molto importante per i palestinesi, soprattutto nel territorio palestinese della Cisgiordania, dove si trova Betlemme, la città in cui è nato Gesù. Betlemme significa “casa del pane” in ebraico/aramaico e “casa della carne” in arabo. Il nome ebraico/aramaico precede quello arabo di diverse centinaia di anni ed era il significato usato nella Bibbia e nella storia del Natale. Il nome deriva dal fatto che la zona è famosa per essere molto fertile e buona per l’agricoltura, in particolare per la coltivazione del grano che veniva trasformato in pane.
In realtà, solo il 20% circa dei palestinesi è cristiano, ma anche molti palestinesi musulmani rispettano questa tradizione cristiana. Sebbene i cristiani possano essere considerati una “minoranza” in Palestina, questa comunità secolare è parte integrante della società palestinese.
L’Europa ha iniziato ad adottare il cristianesimo quando faceva parte dell’Impero Romano, nel IV secolo d.C. Prima di allora, il cristianesimo è stato mantenuto vivo dai cristiani in Palestina e nell’intera regione del Levante, dove le antiche tradizioni prosperano ancora oggi. Solitamente, durante la Vigilia di Natale si svolge una parata attraverso la città. Questa tradizione è molto importante per la parte cristiana della popolazione. Suonare le cornamuse è una tradizione che risale a quando l’esercito britannico occupò la zona tra il 1920 e il 1948.
I problemi a seguito dell’occupazione
Purtroppo l’occupazione israeliana e le sue politiche hanno trasformato questa celebrazione e Betlemme in un ghetto attorno al quale Israele continua a stringere il cappio. L’agenzia di stampa Anadolu ha segnalato che, all’inizio di dicembre di quest’anno, Hamas ha denunciato Israele per aver impedito ai cristiani della Striscia di Gaza di visitare i luoghi santi nelle città di Gerusalemme e Betlemme per celebrare il Natale.
Questo divieto è una violazione del diritto dei cristiani di praticare i loro riti religiosi, privandoli del loro diritto di accedere ai luoghi di culto. Hamas ha invitato le Nazioni Unite, la comunità internazionale e le istituzioni per i diritti umani ad assumersi la responsabilità di fermare le violazioni dell’occupazione contro i nostri cittadini cristiani e i luoghi di culto.
Le decine di migliaia di cristiani che arrivano ogni anno per partecipare alle celebrazioni all’interno dei siti religiosi più sacri per i cristiani, non sono solo palestinesi ma provengono da tutto il mondo.
Ma per quanto il Natale possa essere sentito e festoso, la realtà per la gente in Palestina oggi rimane una vita sotto occupazione. Sebbene i palestinesi abbiano una storia, una cultura e un patrimonio incredibilmente ricco, il vivere sotto occupazione inevitabilmente influisce anche sulla loro identità.
Maria Rosa Milanese