L’importanza dell’istruzione e qualche dato
Nel 2018, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 24 gennaio come la Giornata internazionale dell’istruzione per celebrare il ruolo dell’istruzione per la pace e lo sviluppo. L’istruzione non è solo un diritto umano, ma è anche una responsabilità pubblica.
Senza un’istruzione di qualità inclusiva ed equa per tutti, i Paesi non riusciranno a raggiungere l’uguaglianza di genere e a spezzare il ciclo della povertà che sta lasciando indietro milioni di bambini, giovani e adulti.
Nonostante i notevoli progressi compiuti negli ultimi anni in materia di accesso e partecipazione all’istruzione, secondo il rapporto di monitoraggio globale dell’istruzione, 244 milioni di bambini e giovani sono fuori dalla scuola e 771 milioni di adulti sono analfabeti. C’è una crisi nelle capacità di apprendimento di base, di alfabetizzazione e di calcolo tra i giovani studenti. 617 milioni di bambini e adolescenti non sanno leggere e fare i calcoli di base; meno del 40% delle ragazze in Africa completa la scuola secondaria inferiore e circa quattro milioni di bambini e giovani rifugiati sono fuori dalla scuola. Il loro diritto all’istruzione è violato ed è inaccettabile.
È importante notare che le disposizioni sul diritto all’istruzione nel diritto internazionale sono solide e vanno ben oltre la semplice richiesta di iscrivere tutti i bambini a scuola. Il diritto umano all’istruzione richiede un impegno per consentire ai bambini di liberare il loro potenziale, realizzare opportunità di lavoro e sviluppare competenze per la vita. I bambini hanno anche il diritto a un ambiente di apprendimento adeguato e rispettoso, in cui sia loro consentita una partecipazione significativa e la libertà da ogni forma di violenza.
I palestinesi e la qualità dell’istruzione
L’istruzione è molto apprezzata nello Stato di Palestina, con il 95,4% dei bambini iscritti all’istruzione di base. Ma questi tassi impressionanti di iscrizione mascherano le sfide dell’accesso alla scuola, poiché i ragazzi adolescenti e i bambini con disabilità sono vulnerabili all’abbandono scolastico. All’età di 15 anni, quasi il 25% dei ragazzi e il 7% delle ragazze hanno abbandonato la scuola, mentre il 22,5% dei ragazzi e il 30% delle ragazze di età compresa tra i 6 e i 15 anni con disabilità non si sono mai iscritti a scuola.
Molti bambini palestinesi sono costretti a studiare in scuole che non possono permettersi il riscaldamento o l’elettricità. Alcuni devono affrontare lunghi viaggi quotidiani per raggiungere la scuola, costellati da posti di blocco e ostruzioni. Oltre il 70% delle scuole dell’UNRWA e del Ministero dell’Istruzione sono costrette a operare con un sistema a doppio turno, con il risultato di lezioni di qualità inferiore e una ridotta capacità degli insegnanti di sostenere adeguatamente gli studenti, in particolare quelli che hanno difficoltà di apprendimento e comportamentali.
Nonostante queste sfide, lo Stato di Palestina ha raggiunto anche buoni risultati nel campo dell’istruzione. Le ragazze e i ragazzi sono ammessi all’istruzione di base a percentuali quasi uguali e un numero maggiore di studentesse è ammesso alle scuole secondarie e alle università, senza significative variazioni regionali. Secondo l’UNESCO, lo Stato palestinese è una delle nazioni più alfabetizzate al mondo, l’analfabetismo è sceso al 2.5% nel 2020, uno dei tassi più bassi al mondo.
Purtroppo, negli ultimi anni, le condizioni economiche della Palestina sono peggiorate in modo preoccupante. Dovendo vivere in povertà, la maggior parte delle famiglie non può accedere o permettersi molti requisiti e strutture di base. Uno di questi aspetti è l’istruzione superiore, di cui molti studenti palestinesi sono privati.
Il territorio palestinese è rappresentato da circa 401 programmi di studio, 20 community college, 258 programmi di laurea triennale in 14 università, 132 programmi di master in 12 università e 11 programmi di dottorato in 5 università. La retta universitaria annua è in media di 1.410 dollari all’anno. Secondo i nostri standard, non sembra essere molto alta. Tuttavia, se messa a confronto con gli stipendi medi palestinesi, ma soprattutto con la povertà che sta affliggendo questo paese, lo scenario cambia.
Secondo statistiche aggiornate del 2023, una persona che lavora in Palestina guadagna in genere circa 1.710$ al mese. Gli stipendi più bassi partono da una media di 430$ al mese (gli stipendi variano drasticamente tra le diverse carriere). Il 25% della popolazione guadagna meno di 900$ al mese. Questa percentuale è largamente rappresentata dalle donne che sono soggette a diversi ostacoli sociali che impediscono loro di avanzare nel settore dell’occupazione formale e devono sopportare le implicazioni negative delle restrizioni imposte dall’occupazione israeliana. A causa delle limitazioni finanziarie, la prospettiva di un’istruzione universitaria diventa un sogno irraggiungibile per molti studenti.
Labiba e il suo primo progetto di finanziamento
Labiba in quanto associazione culturale è molto devota alla causa dell’istruzione come diritto universale. Per questo motivo ha deciso di donare i fondi raccolti al progetto At Tuwani in collaborazione con Assopace Palestina per sostenere gli studi dei giovani palestinesi.
At Tuwani sorge sulle colline a sud di Hebron. È un piccolo villaggio ma è diventato un importante esempio della resistenza non violenta in Palestina. È straordinario il fatto che, nonostante l’occupazione, i giovani continuino a imparare e a studiare, con il sogno di diventare non solo pastori, ma anche avvocati, giornalisti, insegnanti, medici, ingegneri, artisti.
Tuttavia, venendo da famiglie estremamente povere, non riescono nella maggior parte dei casi a provvedere alle rette universitarie. Durante una delle visite di Assopace Palestina, un ragazzo si avvicinò al gruppo chiedendo se fosse possibile avere degli aiuti per pagare le tasse universitarie poiché la sua famiglia non poteva permettersele.
Da qui nasce il progetto con il fine di aumentare sempre di più il progetto al fine di finanziare gli studi di più ragazzi e ragazze possibili.
Maria Rosa Milanese