Con la definizione di simbolo di terrorismo da parte del governo israeliano, si è arrivati al divieto assoluto di esposizione della bandiera palestinese in tutto Israele. Una decisione avvilente, ma non inaspettata. Il fatto che la bandiera palestinese venisse temporaneamente abolita non è un segreto, ma finora era rimasta una scelta circoscritta a un arco di tempo e spazio ben definiti. Ora, è radicale la volontà di voler rimuovere anche l’ultimo strascico di libertà di pensiero dello stesso popolo abusante.
L’innesco del divieto
In tutta Israele non si potranno più affiggere, sventolare, esporre la bandiera palestinese. È definitiva la decisione del governo estremista di Netanyahu, di cui si è preso carico il ministro della Pubblica sicurezza Ben-Gvir. La misura arriva in seguito alla scarcerazione di un prigioniero palestinese avvenuta il 5 gennaio scorso, evento che ha sancito la presa di posizione. Perché? Perché il governo ha considerato come un affronto la manifestazione palestinese celebrativa ad Ara della liberazione del prigioniero. E ha quindi deciso di prendere provvedimenti. Facendo seguito a una richiesta del capo della polizia, il ministro israeliano ha deliberato il divieto assoluto di esporre bandiere palestinesi, definendole simbolo del terrorismo.
Il prigioniero in questione si chiama Karim Younis, palestinese con cittadinanza israeliana. Egli ha terminato di scontare la sua lunghissima pena di quarant’anni anni per aver rapito e ucciso il soldato israeliano Avi Bromberg durante gli scontri nel territorio occupato del Golan. Karim, ormai sessantaseienne, è ed è stato un simbolo per il popolo palestinese per la condanna eccessiva e disumana che ha subìto nel 1980. Come se un ergastolo non bastasse, Karim è stato lasciato a una fermata dell’autobus a Ra’anana, dopo quarant’anni, per timore che a Wadi Ara festeggiassero. Il suo rilascio è stata la perfetta coronazione dell’ingiustizia che ha rovinato l’esistenza di Karim Younis, il quale è ormai impassibile alla vita. Resta ancora in carcere il secondo prigioniero di sicurezza più longevo, il malato Walid Dakka. Nel 1984 fu condannato all’ergastolo, commutato a una pena di trentasette anni.
Chi è Ben-Gvir
“A metà ottobre durante una manifestazione di attivisti palestinesi a Gerusalemme un uomo in giacca e cravatta ha tirato improvvisamente fuori una pistola, l’ha puntata in direzione dei manifestanti e ha chiesto alla polizia israeliana di sparare” ci ricorda il Post. L’uomo che punta la pistola alla folla è proprio Itamar Ben-Gvir, l’attuale ministro della Pubblica Sicurezza in Israele. Si tratta della figura più estremista di un governo già di per sé radicale. Ben-Gvir è noto per le sue posizioni razziste, presenti dalla gioventù, nei confronti dei palestinesi e dei cittadini arabo-israeliani. Egli si sta rivelando sempre più un pericolo per le sue decisioni estremiste, che però trovano seguito anche all’interno della fetta di popolazione non votante. Dall’inizio dell’anno ha già causato grosse tensioni una sua visita alla Spianata delle Moschee, in cui si trova la moschea al Aqsa a Gerusalemme, il terzo più importante luogo sacro per le persone di religione musulmana. Le provocazioni in atto non fanno che peggiorare il rapporto. Con la crescente presa di potere di un governo estremista ed oppressivo, aumentano i timore di nuove tensioni e scontri tra arabi e israeliani.
Annachiara Magenta