L’espansione degli insediamenti israeliani è in drastica crescita.
Gli sforzi verso una volontà di soluzione diplomatica all’escalation di violenze tra Israle e Palestina, come paventati nei colloqui tra forze di sicurezza israeliane e palestinesi svoltisi a Haqaba (Giordania) alla fine di febbraio, sembrano essere stati vanificati sul nascere. Domenica 26 febbraio, in risposta violenta all’omicidio di due coloni israeliani avvenuto il giorno prima a Hawara, nel nord della Cisgiordania, una rappresaglia di circa 500 coloni israeliani ha distrutto abitazioni e negozi, incendiato case e auto, con un bilancio di un morto e centinaia di feriti.
I numeri dell’inarrestabile espansione degli insediamenti israeliani
Le vicende di Hawara si iscrivono all’interno di una spinta espansionistica degli insediamenti israeliani. Negli ultimi 30 anni hanno visto il numero di coloni solo in Cisgiordania aumentare drasticamente. Secondo il report del West Bank Jewish Population Stats, sito di un gruppo pro-insedimento che ha condotto l’analisi dei dati provenienti dalle statistiche ufficiali del Ministero dell’Interno di Israele, hanno raggiunto più di mezzo milione.
Secondo le proiezioni future, questo numero dovrebbe oltrepassare il milione intorno al 2047. Ciò rende la forzata convivenza tra isrealiani e palestinesi ancora più problematica per l’esistenza stessa della Palestina.
I tratti delle colonie israeliane
Considerati illegali perché contro la Quarta Convenzione di Ginevra, un tempo gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e negli altri Territori occupati veniano giustificati come misura di sicurezza nelle mani del Governo israeliano. Questo per anticipare e reprimere sul nascere ogni forma di insurrezione e mobilitazione terroristica palestinese. A oggi la motivazione economica contribuisce al suo incremento esponenziale. Le famiglie israeliane più numerose sono tra i principali residenti delle colonie in Cisgiordania, dato il costo più basso della vita rispetto a città dello Stato di Israele.
La spinta ideologica di estrema destra volta verso un assoggettamento totale della Palestina ad Israele non risulta difficile da identificare. Lo stesso Baruch Gordon, uno degli autori del report, sottolinea come l’attuale numero di coloni raggiunto in Cisgiordania sia un grande risultato verso la stabilizzazione degli insediamenti e della presenza (o, meglio, occupazione) israeliana in Palestina a scadenza indefinita.
La diseguaglianza nell’illegalità
Ecco allora che la narrazione dell’ineguale trattamento tra Israele e Palestina torna di nuovo alla ribalta. Gli insediamenti dei coloni isrealiani vengono, se non sostenuti, perlomeno giustificati dal governo di Israele. Le demolizioni delle case palestinesi sono frequentemente dichiarate come misura necessaria alla lotta contro il terrorismo e l’antisemitismo. Questo continua ad alimentare il perpetuarsi delle violenze all’interno della questione palestinese. Le stesse Nazioni Unite gettano luce sulla preoccupante escalation di azioni coercitive da parte di Israele contro il popolo palestinese, con la conseguente violazione del diritto di housing. Israele continua a sostenerne la legalità dell’atto, rifacendosi a quell’eccezione dell’articolo 53 della Convenzione di Ginevra che ne giustifca la demolizione se per necessarie operazioni militari.
Un’illegalità de facto contro un’acclamata illegalià de jure. Un ‘doppio standard’ che volge il suo sguardo inesorabile verso una nuova intifada che appare alla comunità internazionale una minaccia sempre più potenziale.