di Martina Pia Picariello
A partire dallo scorso 21 agosto, più di 1 milione e mezzo tra studenti e studentesse palestinesi, di ogni ordine e grado, sono rientrati a scuola in Palestina. Ha così inizio il nuovo anno scolastico 2023-2024. In questo modo, dopo la pausa estiva, le scuole palestinesi sia private che pubbliche hanno potuto riaprire le proprie porte. Tuttavia, il diritto all’istruzione è ostacolato da numerose difficoltà.
Le difficoltà degli studenti Palestinesi
Di fatto, la vita nei Territori Occupati Palestinesi si presenta come un’ardua sfida giornaliera per gli studenti e le studentesse.
Tra il 2021 e il 2023 più di 200 minori palestinesi sono stati uccisi dalle forze di Difesa israeliane (nel 2023 circa 34). A questo dato si vanno ad aggiungere 2500 feriti e 225 tra ragazzi e ragazze tutt’ora detenuti all’interno delle carceri dalla forza occupante.
Senza contare le numerose scuole danneggiate dagli innumerevoli attacchi dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, le complicate condizioni di vita all’interno dei campi profughi e i continui attacchi da parte dei coloni israeliani agli studenti dei villaggi palestinesi che si recano a scuola.
Il 2023 è stato uno degli anni peggiori sotto questo punto di vista: solo nei primi sei mesi, l’ONU ha segnalato più di 423 episodi che hanno coinvolto circa 50 mila bambini palestinesi e la loro istruzione. Tra questi, spari delle forze israeliane verso scuole e/o studenti, demolizioni di scuole, molestie da parte dei coloni e ritardi ai posti di blocco militari.
La demolizione della scuola del villaggio di Ein Samiya
Poco prima dell’inizio di quest’anno scolastico, lo scorso 17 agosto, vicino alla città di Ramallah, nel villaggio di Ein Samiya, è stata demolita una scuola elementare per studenti tra i 6 e i 12 anni.
L’edificio ospitava i bambini della comunità beduina del piccolo villaggio. Quest’ultimi hanno dovuto, lo scorso giugno, insieme ai genitori e a tutti gli abitanti, abbandonare le proprie case. Le cause erano i continui attacchi da parte dei vicini coloni israeliani e la conseguente diminuzione delle aree destinate al pascolo del bestiame, prima fonte di rendita della comunità.
La scuola di Ein Samiya, però, è solo una delle tre che sono state demolite a partire dall’inizio del 2023 nei Territori Palestinesi. Come dichiarato dall’UNICEF, altri 58 edifici scolastici sono destinati dalle autorità israeliane allo stesso destino.
L’istruzione come segno di resistenza
Malgrado le innumerevoli difficoltà incontrate nel percorso scolastico da parte degli studenti palestinesi, i dati dimostrano che lo studio sia considerato di primaria importanza all’interno della comunità. L’86% degli uomini e il 96% delle donne palestinesi al di sotto dei 25 anni ha completato la scuola dell’obbligo. Inoltre, la percentuale di studentesse che ha portato a termine il proprio percorso di studio universitario è aumentata negli ultimi anni.
Di fatto, andare a scuola in Palestina è un vero e proprio atto di resistenza. Lo dimostrano gli studenti dei 19 villaggi nel governatorato di Masafer Yatta, che, a causa delle continue violenze da parte dei coloni e le persistenti demolizioni delle case e delle scuole, sono costretti a percorrere lunghi percorsi per poter frequentare la scuola dell’obbligo.