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Profitti di guerra: il caso Congo-Palestina

Di Maria Rosa Milanese

Introduzione e contesto storico delle due crisi umanitarie

Un’inchiesta di Africa Express ha rivelato un inquietante parallelismo tra la questione israelo-palestinese e le tensioni nella Repubblica Democratica del Congo. Israele, secondo il quotidiano online, finanzia le operazioni militari a Gaza attraverso le risorse minerarie congolesi. Queste sono controllate da Dan Gertler, un influente uomo d’affari sionista e protetto del primo ministro Netanyahu. Gertler, entrato nel mercato congolese negli anni Novanta, ha ottenuto concessioni minerarie grazie ai suoi potenti legami politici. Questo intreccio finanziario sottolinea come le atrocità in Palestina e in Congo siano collegate, sollevando importanti questioni morali sulla complicità economica di Israele nei crimini contro l’umanità commessi in entrambe le regioni.

Parallelamente, la Repubblica Democratica del Congo è stata teatro di uno dei conflitti più letali dalla Seconda Guerra Mondiale. Dopo l’indipendenza dal Belgio nel 1960, il paese è stato segnato da instabilità politica, dittature e guerre civili. Le risorse minerarie del Congo, tra cui coltan, diamanti e rame, hanno alimentato non solo la corruzione e i conflitti interni, ma anche l’interesse di numerosi attori esterni.

Negli anni Novanta, il Congo ha subito una serie di conflitti devastanti conosciuti come le Guerre del Congo, Tali guerre hanno coinvolto numerosi gruppi armati e stati vicini. Il primo conflitto (1996-1997) ha portato alla caduta del dittatore Mobutu Sese Seko, mentre il secondo (1998-2003) ha coinvolto vari paesi africani in una guerra su vasta scala. Anche dopo la fine ufficiale dei conflitti, il paese ha continuato a sperimentare violenze diffuse, particolarmente nelle regioni orientali ricche di risorse naturali.

La connessione con Israele e il ruolo di Dan Gertler

Dan Gertler, uomo d’affari israeliano, è entrato nel mercato congolese alla fine degli anni ’90, durante il regime di Laurent-Désiré Kabila. Gertler ha ottenuto concessioni minerarie estremamente lucrative grazie ai suoi stretti legami con l’élite politica congolese, incluso l’ex presidente Joseph Kabila. Le sue attività sono state spesso criticate per la mancanza di trasparenza e per le condizioni di lavoro precarie nelle miniere. La sua carriera è stata segnata da controversie legali e accuse di corruzione. Nel 2017, gli Stati Uniti hanno emesso sanzioni internazionali contro di lui a causa delle sue presunte connessioni corrotte con il governo congolese. La sua gestione dei beni minerari in Congo ha suscitato preoccupazioni per l’impatto sociale ed ambientale delle operazioni estrattive. Il Congo è un paese già afflitto da gravi problemi di povertà e instabilità politica.

Le accuse mosse da Africa Express indicano che i profitti delle operazioni minerarie di Gertler in Congo vengono utilizzati per finanziare le attività militari israeliane a Gaza. Questo crea un ponte economico e morale tra due delle più gravi crisi umanitarie contemporanee. Israele, un paese tecnologicamente avanzato e militarmente potente, sembra quindi legato economicamente alle risorse di una nazione impoverita e devastata dalla guerra.

La strategia del trasferimento dei palestinesi e le implicazioni morali e politiche

Israele è attualmente in trattativa con vari paesi, inclusa la Repubblica Democratica del Congo, per incoraggiare l’emigrazione dei cittadini di Gaza. Questo scenario è stato condannato dalla comunità internazionale e dagli Stati Uniti, che criticano duramente le politiche proposte dai ministri dell’estrema destra israeliana Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich.

Il governo israeliano ha intenzione di incoraggiare l’emigrazione dei cittadini di Gaza e assicurare loro l’accoglienza in altre nazioni. Questa mossa riflette le intenzioni del governo Netanyahu di trovare soluzioni per il dopo-Hamas.

Tuttavia, il tema del trasferimento rappresenta da sempre uno dei grandi timori della popolazione palestinese, evocando il doloroso esodo del 1948 causato dalla guerra tra Israele e i paesi arabi circostanti. In quel periodo, centinaia di migliaia di persone furono costrette ad abbandonare le proprie case e comunità, alcune volontariamente, altre per violentemente. Attualmente, secondo le Nazioni Unite, circa due milioni di persone nella Striscia di Gaza (che costituiscono l’85% della popolazione locale) sono sfollate a causa dei conflitti, vivendo in condizioni estremamente difficili.

Questo intreccio solleva gravi questioni etiche. La comunità internazionale deve confrontarsi con la realtà che le risorse naturali del Congo. Queste estratte in condizioni spesso inumane, contribuiscono al finanziamento di operazioni militari che perpetuano il conflitto e la sofferenza a Gaza. La complicità economica di Israele nei crimini contro l’umanità, sia in Palestina che in Congo, richiede una riflessione approfondita e azioni concrete per interrompere questi flussi finanziari.

Il parallelismo celato tra Congo e Palestina

Le rivelazioni di Africa Express mettono in luce un inquietante parallelismo tra due conflitti apparentemente distinti ma intrecciati da interessi economici comuni. La necessità di una maggiore trasparenza nelle operazioni minerarie e di una politica estera eticamente responsabile è più urgente che mai per prevenire ulteriori crisi e promuovere la giustizia a livello globale.

La questione israelo-palestinese affonda le sue radici già prima del mandato britannico e continua fino ai giorni nostri, con la guerra su Gaza seguita ai fatti del 7 ottobre. Le tensioni tra israeliani e palestinesi sono tra le più protratte e complesse del mondo moderno. Dal movimento sionista e il nazionalismo arabo alla fine del XIX secolo. La nascita dello Stato di Israele nel 1948 ha segnato un momento cruciale. Da allora il conflitto ha visto numerose guerre e tensioni continue. La Striscia di Gaza, controllata da Hamas dal 2007, è spesso teatro di violenza e incursioni militari israeliane, rimettendo in primo piano la violenza e l’importanza della geopolitica internazionale.

È lecito chiedersi se queste inchieste abbiano generato il clamore necessario o siano passate in secondo piano. La risposta a queste domande determinerà non solo il futuro dei conflitti e delle tensioni nei due paesi ma anche la credibilità della comunità internazionale nell’affrontare le ingiustizie globali e nel promuovere una pace duratura.