Di Federica Sammali
La diffusione della conoscenza e l’accesso all’istruzione e alla formazione sono da sempre i pilastri fondamentali per lo sviluppo di un popolo. In Palestina, però, queste basi sono messe a dura prova da conflitti e occupazioni che trasformano il diritto all’educazione in una sfida quotidiana. Se nel precedente articolo abbiamo esplorato le drammatiche conseguenze della distruzione del sistema educativo a Gaza, oggi ci concentriamo sulla Cisgiordania, dove le difficoltà legate all’accesso all’istruzione e all’educazione assumono forme altrettanto gravi e complesse.
Il diritto negato all’istruzione
Il sistema scolastico palestinese si sviluppa attraverso una lunga storia di controllo da parte di potenze esterne. Dal Mandato britannico (1917-1948), al controllo giordano sulla Cisgiordania e Gerusalemme Est (1948-1967), al controllo egiziano su Gaza (1948-1967), fino all’occupazione israeliana (1967-1993), il contesto educativo è stato profondamente segnato da queste influenze esterne. Nonostante a partire dal 2014 sia stata conferita all’OLP la responsabilità di organizzare il sistema scolastico palestinese, l’occupazione israeliana ha continuato a esercitare una pesante influenza sull’organizzazione generale, legittimando politiche e pratiche che hanno avuto gravi conseguenze per studenti e insegnanti. Le politiche di occupazione israeliane, infatti, hanno spesso ostacolato l’accesso alle infrastrutture educative, con frequenti chiusure delle scuole e coprifuoco. Israele ha anche il controllo sulle risorse educative che entrano nei territori occupati, inclusi i materiali scolastici e le tecnologie digitali di supporto all’istruzione. Inoltre, il controllo sui permessi di costruzione e ampliamento degli edifici scolastici ha portato alla demolizione sistematica di scuole costruite senza autorizzazione.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite “Scuole a rischio di demolizione in Cisgiordania” (2019), molte scuole sono costantemente a rischio di demolizione da parte dell’esercito israeliano, mettendo in pericolo l’istruzione di migliaia di bambini palestinesi. Questa continua influenza da parte di autorità esterne dominanti ha generato, nel corso degli anni, disuguaglianze strutturali persistenti che oggi sono più che mai esacerbate, in particolare dopo l’inizio della guerra del 7 ottobre 2023.
Da ottobre 2023, infatti, oltre 11.900 palestinesi sono stati arrestati in Cisgiordania e Gerusalemme Est, tra cui molti insegnanti. Le incursioni militari in città come Betlemme, Hebron, Nablus e Ramallah hanno causato la distruzione di almeno 83 scuole. Secondo Saed Erziqat, della Federazione Generale degli Insegnanti Palestinesi, “gli ostacoli al movimento – checkpoint, barriere e chiusure stradali – limitano fortemente la libertà di movimento di studenti e insegnanti, rendendo sempre più difficile garantire un’istruzione e formazione costante”.
Restrizioni alla circolazione e impatti sulla fruibilità del sistema educativo
Le restrizioni al movimento sono una delle principali barriere all’istruzione in Cisgiordania. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), oltre 790 ostacoli fisici impediscono l’accesso, parziale o totale, a centinaia di villaggi e comunità. I checkpoint spesso isolano i villaggi dalle città, intensificando le disuguaglianze tra le aree rurali e i centri urbani, con un impatto diretto sulla qualità dell’istruzione, già compromessa da difficoltà socio-economiche preesistenti. Nel villaggio di Zif, ad esempio, molti studenti hanno abbandonato la scuola per paura delle violenze e molestie nei checkpoint presidiati da soldati israeliani. Per gli studenti con disabilità, poi, la situazione è ancora più grave: le infrastrutture inaccessibili e i trasporti inadeguati (quando disponibili) limitano ulteriormente le loro possibilità di partecipare alle lezioni.
Queste difficoltà si riflettono anche sull’economia familiare. Da ottobre 2023, l’Autorità Palestinese è alle prese con una grave crisi fiscale che sta causando il collasso progressivo del sistema educativo. Gli stipendi di circa 140.000 dipendenti pubblici, tra cui tutti gli insegnanti, sono stati pagati solo parzialmente e in modo irregolare. A maggio 2024, la maggior parte dei dipendenti pubblici aveva arretrati salariali superiori ai sei mesi, per un totale di centinaia di milioni di dollari. La crisi fiscale ha avuto un impatto diretto sull’istruzione, con la riduzione delle giornate scolastiche in presenza a soli due giorni a settimana a partire da febbraio 2024. Gli insegnanti, già pagati in modo irregolare, si trovano a dover affrontare costi sempre più elevati, mentre le famiglie, colpite dalla crescente povertà, sono spesso costrette a ridurre le spese per l’istruzione.
La crisi economica e il collasso del sistema educativo
La crisi economica in Cisgiordania ha ulteriormente aggravato le condizioni del settore educativo. Il Palestinian Bureau of Statistics ha stimato una riduzione del PIL del 25% nel primo trimestre del 2024 rispetto all’anno precedente, con la perdita di oltre 306.000 posti di lavoro. Secondo l’ILO, il 29% delle famiglie palestinesi ha già ridotto significativamente le proprie spese per l’istruzione. L’aumento della povertà ha lasciato molte famiglie incapaci di coprire i costi aumentati dei trasporti dovuti alle restrizioni alla mobilità. Per gli studenti con disabilità, i costi aggiuntivi legati a dispositivi assistivi e trasporti sono diventati insostenibili, portando a un incremento del tasso di abbandono scolastico.
Anche l’insegnamento online ha messo in luce le disuguaglianze esistenti: meno di un terzo degli studenti ha un computer connesso a Internet a casa, e nelle aree rurali la percentuale è ancora più bassa. Inoltre, molti insegnanti non hanno ricevuto la formazione adeguata per garantire un’istruzione di qualità in modalità remota.
Le conseguenze a lungo termine
Le interruzioni prolungate dell’istruzione stanno causando una perdita di apprendimento che rischia di avere conseguenze devastanti per il futuro della società palestinese. L’abbandono scolastico e la povertà multidimensionale minacciano di consolidarsi. La mancanza di accesso all’istruzione compromette le prospettive economiche e sociali di un’intera generazione, con implicazioni anche per le generazioni future.
A ciò si aggiungono gli ostacoli che le organizzazioni umanitarie e della società civile affrontano nell’operare in Cisgiordania per sostenere il sistema educativo. Questo problema si è aggravato negli ultimi mesi, con l’introduzione di nuove restrizioni da parte del governo israeliano . Questi ultimi hanno ridotto ulteriormente il supporto da parte dei principali partner del Ministero dell’Istruzione. Insieme alla riduzione dei finanziamenti da parte dei donatori, questa situazione sta minacciando gravemente la gestione e la fornitura di un’istruzione adeguata proprio quando gli studenti in Cisgiordania ne hanno più bisogno.
Conclusioni
La Cisgiordania sta affrontando un quadro drammatico per l’istruzione. Esso è segnato da ostacoli fisici e amministrativi imposti dalle restrizioni alla mobilità, dalla crisi economica e dalle politiche di occupazione israeliane. La riduzione delle risorse e dei fondi, unita ai problemi strutturali preesistenti, sta compromettendo gravemente l’accesso all’istruzione e all’educazione per migliaia di studenti palestinesi. Tale compromissione comporta, soprattutto, l’impossibilità di garantire l’esistenza di un’elaborazione culturale a lungo termine. Ciò comporta l’inevitabile rischio di veder sfumare i contorni della propria identità comunitaria. Come precedentemente affermato dal Ministero dell’Istruzione Palestinese nel suo piano strategico (2017-2022), un sistema educativo palestinese deve figurarsi come capace di realizzare:
مجتمع فلسطيني يمتلك القيم والعلم والثقافة والتكنولوجيا لإنتاج المعرفة وتوظيفها في التحرر والتنمية
“una società palestinese che possiede cultura, valori, abilità, tecnologie in grado di produrre nuova conoscenza per veicolare sviluppo e liberazione”. Una “liberazione” che da mera questione politica diviene diritto inalienabile di un popolo a preservare la propria identità e costruire il proprio futuro partendo dalle radici della memoria storica condivisa.