Il piano dei generali, ideato da ex leader militari, mira a spingere i civili a fuggire dal nord di Gaza, sollevando accuse di possibili crimini di guerra.
Una crisi a livelli critici
La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza ha raggiunto un punto di rottura, con livelli di sofferenza e distruzione che continuano a peggiorare. Un recente attacco israeliano nel distretto densamente popolato di Beit Lahiya ha provocato la morte di almeno 93 persone, tra cui un numero significativo di bambini. Nel frattempo, l’accesso agli aiuti internazionali, già critico, è ora praticamente inesistente, aggravando ulteriormente la situazione per milioni di persone.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso forte preoccupazione, definendo il quadro attuale un possibile preludio a una “pulizia etnica” dei palestinesi se non verranno prese immediate misure correttive da parte della comunità internazionale. Il suo appello mette in evidenza il bisogno urgente di un intervento diplomatico che possa prevenire un ulteriore deterioramento della situazione.
Sospensione UNRWA e ritiro del Qatar
Ad alimentare le tensioni, la decisione della Knesset di sospendere temporaneamente le operazioni dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Profughi Palestinesi (UNRWA) nella regione. Questo provvedimento ha sollevato allarmi globali, con numerose organizzazioni internazionali che hanno denunciato violazioni sistematiche dei diritti umani. Le Nazioni Unite hanno accusato entrambe le parti – Israele e gruppi armati palestinesi – di possibili crimini di guerra, evidenziando l’impatto devastante del conflitto sui civili.
Nel frattempo, Il Qatar ha deciso di sospendere temporaneamente il suo ruolo di mediatore nel conflitto tra Israele e Hamas, accusando entrambe le parti di mancanza di volontà nel raggiungere un accordo. Senza Doha, il dialogo con Hamas si interrompe, compromettendo le speranze di un cessate il fuoco e della liberazione negoziata degli ostaggi israeliani. L’emirato ha dichiarato che riprenderà la mediazione solo se le parti dimostreranno una reale intenzione di negoziare.
La combinazione di violenza, blocchi umanitari e accuse reciproche tra le parti lascia pochi margini per una risoluzione rapida, mentre le vittime civili continuano a crescere in una delle aree più vulnerabili al mondo.
Il piano dei generali, nuova strategia
Secondo quanto riportato dal The Guardian, molti osservatori ritengono che Israele stia intensificando le sue operazioni con una nuova offensiva aerea e terrestre. Al centro di questa strategia vi è il rafforzamento dell’assedio e l’interruzione degli aiuti umanitari, con l’obiettivo di costringere i civili a fuggire. Questa tattica è parte di un piano, noto come “piano dei generali” o “piano Eiland” (dal nome del generale in pensione Giora Eiland, uno dei principali ideatori), che è stato presentato al governo di Netanyahu. Gli esperti avvertono che tali azioni potrebbero essere considerate crimini di guerra.
Giora Eiland, una carriera nell’IDF
La carriera militare di Giora Eiland rappresenta un esempio significativo di progressione strategica all’interno dell’esercito israeliano. Entrato nelle forze armate nel 1970, ha servito in ruoli operativi di rilievo nei paracadutisti e nell’unità di fanteria dell’esercito israeliano, distinguendosi in eventi come la Guerra dello Yom Kippur (1973) e l’Operazione Entebbe (1976) nel ruolo di ufficiale operazioni e comandante di compagnia. Negli anni successivi, ha ricoperto posizioni di comando, tra cui il ruolo di comandante di Battaglione durante la Prima Guerra del Libano (1982) e comandante della Brigata Givati.
A partire dagli anni ’90, Eiland si è concentrato su compiti strategici, diventando responsabile per la generale pianificazione e monitorizzazione delle operazioni aeree, marittime e terrestri della IDF, e dirigendo la cooperazione operativa e di addestramento con le forze armate straniere.Come Capo del Ramo Operativo dell’IDF dal 1999, ha gestito transizioni cruciali, tra cui il ritiro dal Libano nel 2000, prendendo parte, dopo il 2001, a negoziati israeliani con rappresentanti palestinesi e internazionali, inclusi colloqui con gli Stati Uniti.
Il suo ritiro nel 2003 dopo 33 anni di servizio non ha segnato la fine della sua influenza strategica, poiché ha Eiland ha continuato a contribuire alla riflessione su sicurezza e geopolitica.
Ora il nome del ex generale è legato al ‘piano dei generali’ di cui si annovera tra i principali ideatori.
Il piano, catastrofe in atto?
Israele respinge le accuse di una campagna di “arrendersi o morire di fame” e afferma che l’offensiva è necessaria per impedire il rafforzamento di Hamas. L’avvocata palestinese Sawsan Zaher osserva che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, Israele sembra intenzionato a eliminare la presenza palestinese nel nord di Gaza. La realtà del piano è attualmente sfuggente e gli obiettivi non totalmente chiari, ma le sofferenze civili rimangono un tema centrale con una crisi umanitaria che pone Gaza verso il punto di non ritorno.