Di Federica Sammali
Il conflitto a Gaza ha messo in evidenza le profonde divisioni all’interno dell’Unione Europea, sollevando dubbi sulla capacità di esercitare il cosiddetto “soft power” – un’influenza che per lungo tempo è stata il punto di forza dell’UE come modello di potenza civile.
Nonostante l’UE, con i suoi 27 membri, non possa risolvere autonomamente un conflitto complesso come quello israelo-palestinese, la discontinuità delle risposte diplomatiche degli Stati Membri e la mancanza di una posizione coesa e decisa accentua la percezione di una politica estera incerta e riluttante. Questa disunità non è nuova, data la natura della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) dell’UE, un ambito in cui le competenze rimangono saldamente nelle redini degli Stati membri, fortemente legate alla sovranità nazionale.
Continua a leggere l’articolo su Wall:Out!