I recenti sforzi diplomatici degli USA rischiano di scontrarsi con l’intensificarsi dei conflitti sul campo e le nuove incognite della nuova amministrazione Trump.
Blinken e Le Nuove Incertezze Politiche
Il 22 ottobre, il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, è giunto in Israele per avviare una serie di colloqui diplomatici mirati a negoziare un cessate il fuoco a Gaza e a contenere una possibile escalation militare a livello regionale. Blinken si è trovato a operare in uno scenario complesso, caratterizzato da una crisi umanitaria senza precedenti a Gaza e da attacchi israeliani intensificati contro Hezbollah in Libano.
Nel tentativo di mantenere un fragile equilibrio, gli Stati Uniti hanno richiamato la Risoluzione 1701 dell’ONU, che impone il ritiro delle forze non statali dal Libano, dove Hezbollah continua a consolidare la propria presenza. Tuttavia, l’approssimarsi delle elezioni presidenziali statunitensi ha aggiunto un ulteriore livello di incertezza, con il ritorno di Donald Trump che promette un cambiamento drastico nelle priorità diplomatiche della regione.
Escalation del Conflitto tra Israele e Hezbollah
Parallelamente agli sforzi diplomatici, il conflitto si è intensificato drammaticamente sul campo. Il 21 ottobre, un attacco nelle vicinanze dell’ospedale maggiore di Beirut ha provocato tredici morti e decine di feriti, esasperando le tensioni tra Israele e Hezbollah. In risposta, Hezbollah ha intensificato le sue operazioni militari, colpendo una base navale e un centro di intelligence vicino a Tel Aviv, oltre a rivendicare l’attacco a un carro armato israeliano nel sud del Libano. La situazione si fa sempre più fragile, mentre il rischio di un’escalation su più fronti diventa tangibile, spingendo la diplomazia internazionale verso un difficile equilibrio per evitare una guerra diretta.
Crisi Umanitaria a Gaza e le denunce ONU
La situazione umanitaria a Gaza ha raggiunto livelli critici: un recente attacco israeliano nel distretto di Beit Lahiya ha ucciso almeno 93 persone, inclusi molti bambini, mentre gli aiuti internazionali sono ai minimi storici. António Guterres, Segretario Generale dell’ONU, ha lanciato un accorato appello per evitare quella che ha descritto come una possibile “pulizia etnica” dei palestinesi, senza un intervento esterno immediato. Le tensioni sono ulteriormente esacerbate dalla decisione della Knesset di sospendere temporaneamente le attività dell’UNRWA nella regione, un provvedimento che ha suscitato preoccupazioni globali e sollecitato le Nazioni Unite a denunciare violazioni di diritti umani, accusando Israele e gruppi palestinesi di crimini di guerra contro i civili.
L’Impatto del Ritorno di Trump sulla Politica Estera
Con la vittoria di Donald Trump alle recenti elezioni presidenziali, la politica estera americana in Medio Oriente potrebbe subire un riallineamento significativo, anche se molti dettagli rimangono incerti. Si palesa tuttavia probabile un’amministrazione destinata a riaffermare il suo sostegno incondizionato alla destra israeliana, in particolare al Likud, e a consolidare la politica delle colonie, continuando a privilegiare un approccio selettivo sugli interventi militari diretti, mantenendo al contempo una ferma opposizione verso i rivali regionali.
Sul piano regionale, la vittoria di Trump potrebbe incentivare un riavvicinamento tra Israele e Arabia Saudita, una dinamica che l’ex presidente ha sempre favorito attraverso un approccio incentivato da interessi economici, specialmente nel settore energetico. Tuttavia, l’approccio verso l’Iran potrebbe inasprirsi con l’eventuale ritorno delle sanzioni e altre misure restrittive, aumentando il rischio di escalation. Resta da vedere se queste previsioni si concretizzeranno o se la regione troverà nuove direzioni di equilibrio e dialogo.