L’ultimo rapporto del Parlamento (2024) e il rischio di modifiche alla Legge 185/90
di Silvia Pizzigoni
L’export di armi dall’Italia
L’export di armi in Italia è regolamentato dalla Legge n. 185 del 9 luglio 1990, che stabilisce un quadro normativo per il controllo di esportazioni, importazioni e transiti di materiali di armamento. La supervisione dei materiali in transito nei porti richiede la collaborazione tra varie istituzioni, come il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero della Difesa, l’UAMA (Autorità nazionale – Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) e la Dogana, per garantire sicurezza e rispetto delle normative. L’UAMA emette le autorizzazioni per transiti, valutando diversi fattori, mentre la Dogana verifica la conformità dei carichi alle autorizzazioni rilasciate.
La relazione annuale sulle transazioni di armi: l’ultimo report di Marzo 2024
Tra le disposizioni previste dalla legge n. 185/1990, è prevista anche la richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri di presentare una relazione annuale al Parlamento entro il 31 marzo, riguardante le operazioni di export di armi autorizzate e svolte fino al 31 dicembre dell’anno precedente. La relazione deve contenere dettagli analitici su tipi, quantità e valori delle operazioni. Inoltre, deve fornire aggiornamenti sulle esportazioni, importazioni e transiti di materiali di armamento, nonché sull’esportazione di servizi sotto controllo.
L’ultima relazione disponibile è quella pubblicata nel marzo 2024, relativa all’anno 2023. Il valore complessivo delle transazioni finanziarie è stato di quasi 12 miliardi di euro, cifra che include vari componenti indicativi delle attività di armamento:
Le cifre che si possono ricavare dalle relazioni precedenti evidenziano una crescita strutturale e continuativa della capacità di export dell’industria militare italiana, pur non trovandoci ancora ai numeri record del triennio 2015-2017.
Un focus sull’Export a Israele nella relazione pubblicata a marzo 2024
Sebbene il report specifico non fornisca dati dettagliati esclusivamente sull’export verso Israele, la Legge n. 185/1990 implica un atteggiamento rigoroso verso la concessione di licenze di esportazione verso nazioni coinvolte in conflitti o situazioni di instabilità e richiede l’approvazione da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Le note fornite dall’UAMA evidenziano come “nel 2023, il valore delle esportazioni autorizzate ad Israele (9,9 milioni €) rimane stabile rispetto all’anno precedente. Dopo l’avvio delle operazioni su Gaza in reazione all’assalto condotto da Hamas il 7 ottobre 2023, è stata tuttavia sospesa la concessione di nuove autorizzazioni all’esportazione di armamenti”.
Si registrano tuttavia ancora movimenti successivi a quella data diretti verso Tel Aviv, infatti nel marzo di quest’anno il ministero della Difesa italiano ha riconosciuto che gli ordini firmati prima del 7 ottobre sono stati consegnati anche durante la guerra. La legge italiana vieta l’esportazione di armi letali a Paesi in guerra: nei mesi di dicembre 2023 e gennaio 2024 l’Italia ha esportato in Israele armi e munizioni da guerra e non per uso civile per oltre due milioni di euro, bypassando pertanto il regolamento.
La nuove proposta di modifica della Legge 185: possibili rischi e conseguenze
Nel corso degli anni, sono state apportate diverse modifiche per semplificare e aggiornare tali normative, in particolare in risposta a mutate esigenze di sicurezza e finanziamento internazionale, talvolta hanno migliorato l’efficacia e la trasparenza dei processi, talvolta l’hanno erosa. Tra le ultime proposte di modifica, una in particolare presenta il rischio di compromettere la trasparenza che finora ha consentito alle associazioni e alle agenzie di condurre analisi approfondite sulla situazione armamentaria in Italia. Attualmente, questa proposta di modifica della Legge 185/90 (Disegno di legge 855) è in discussione in Parlamento (il voto al Senato è già avvenuto), e tra le novità più controverse prevederebbe:
- Diminuzione delle tipologie e del quantitativo di dati che l’Esecutivo deve trasmettere al Parlamento
- Eliminazione della parte della Relazione relativa alle interazioni tra banche e aziende produttrici, ovvero l’elenco degli istituti di credito che e finanziano il comparto responsabile dell’import/export e transito di armamenti ai flussi finanziari verso le banche.
- Eliminazione dell’ UCPMA (Ufficio di coordinamento della produzione di materiali di armamento presso la Presidenza del Consiglio), nonché l’unico ente che potrebbe avanzare al Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa pareri, informazioni e proposte. In questa prospettiva, quest’ultimo si troverebbe ad esser l’unico organismo detentore di poteri decisionali, cancellando dunque controlli essenziali da parte degli organi preposti ad esprimersi in merito.
Una tale modifica solleva preoccupazioni significative riguardo alla trasparenza e all’integrità del processo autorizzativo, rischiando di compromettere gravemente la capacità di monitorare le esportazioni di armamenti e di prevenire violazioni dei diritti umani e conflitti armati.
Un sistema normativo che non rispetti questi principi fondanti, sia sotto il profilo sostanziale (in quali casi negare la licenza) sia sotto quello procedurale (con quali modalità accertare la sussistenza di elementi ostativi alla concessione della licenza), non solo mette a rischio la sicurezza nazionale, ma compromette anche la reputazione internazionale dell’Italia come attore responsabile nel mercato globale degli armamenti.
Mantenere un equilibrio tra le necessità di sicurezza e la trasparenza è cruciale per promuovere pratiche commerciali etiche e sostenibili, in conformità con gli obblighi assunti a livello internazionale.