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Rapporto DBIO: finanziamenti europei agli insediamenti israeliani

Di Federica Sammali

Un’indagine sul coinvolgimento degli istituti finanziari europei

La coalizione Don’t Buy into Occupation (DBIO) ha recentemente pubblicato un nuovo rapporto sul sostegno economico degli istituti finanziari europei all’impresa degli insediamenti israeliani illegali nei Territori Palestinesi Occupati (TPO). L’analisi, aggiornata ad agosto 2023, si basa sullo studio condotto nel 2022 e si inserisce in un lavoro di monitoraggio avviato nel 2021.

DBIO è un’iniziativa congiunta di 24 organizzazioni palestinesi, regionali ed europee con sede in Belgio, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna e Regno Unito. L’obiettivo principale è denunciare i flussi di capitale che alimentano la colonizzazione illegale, mettendo in evidenza il coinvolgimento degli istituti finanziari europei in questa industria. Finora sono stati pubblicati quattro rapporti, che hanno documentato in modo approfondito tali connessioni.

Il contenuto del rapporto

Il rapporto DBIO 2024 include diversi allegati, tra cui la lista delle organizzazioni che sostengono gli insediamenti israeliani nei TPO, la metodologia utilizzata per raccogliere e analizzare i dati, una traduzione in arabo e le risposte pubbliche fornite dalle aziende e istituzioni finanziarie coinvolte.

La ricerca si concentra sugli insediamenti situati in Cisgiordania e Gerusalemme Est, mentre per gli istituti finanziari si considerano quelli con sede nei 27 Stati membri dell’Unione Europea, oltre a Norvegia e Regno Unito.

Il rapporto si basa in parte sul Database delle Nazioni Unite pubblicato nel 2020 e aggiornato a giugno 2023, che raccoglie le imprese operanti nei TPO dal 1967. Tuttavia, a causa di un’interpretazione restrittiva del mandato da parte dell’OHCHR e di limiti temporali imposti, numerose aziende coinvolte in violazioni non sono state incluse. Fino ad oggi, infatti, il database ha rimosso 15 imprese per cessazione delle attività nei TPO, ma non ha preso in considerazione nuove aggiunte.

Per colmare queste lacune, la ricerca DBIO integra testimonianze provenienti da registri aziendali, pubblicazioni, articoli e il rapporto Who Profits del 2021, che ha fornito un quadro più ampio rispetto a quello delineato dal database ONU.

Cosa significa “coinvolgimento” negli insediamenti israeliani?

L’analisi del rapporto si basa sull’Articolo 17 dei Principi Guida delle Nazioni Unite (UNGPs), secondo cui la due diligence aziendale in materia di diritti umani impone alle imprese di “coprire gli impatti negativi sui diritti umani che l’impresa può causare o contribuire a causare attraverso le proprie attività, o che possono essere direttamente collegati alle sue operazioni, ai suoi prodotti o servizi attraverso le sue relazioni commerciali”.

Ciò significa che non solo le singole aziende, ma l’intera catena di fornitura e i partner commerciali devono essere considerati nell’analisi del coinvolgimento.

Le attività che destano maggiore preoccupazione

DBIO utilizza gli stessi criteri adottati dal Database delle Nazioni Unite per individuare le attività delle aziende coinvolte nel sistema degli insediamenti illegali. Tra queste figurano:

  • Fornitura di attrezzature e materiali per la costruzione e l’espansione degli insediamenti, del muro e delle infrastrutture associate;
  • Fornitura di sistemi di sorveglianza e identificazione per insediamenti, muro e posti di blocco;
  • Fornitura di attrezzature per la demolizione di abitazioni e proprietà palestinesi, distruzione di aziende agricole, serre e colture;
  • Servizi di sicurezza e fornitura di materiali per imprese operanti negli insediamenti;
  • Servizi e infrastrutture di supporto agli insediamenti, inclusi i trasporti;
  • Operazioni bancarie e finanziarie che contribuiscono allo sviluppo e al mantenimento degli insediamenti, inclusi prestiti e investimenti;
  • Sfruttamento di risorse naturali, come acqua e terra, per scopi commerciali;
  • Inquinamento e smaltimento di rifiuti nei villaggi palestinesi;
  • Controllo e restrizioni sui mercati finanziari ed economici palestinesi;
  • Utilizzo di profitti e reinvestimenti da imprese possedute da coloni per espandere e mantenere gli insediamenti.

Le richieste del rapporto: interruzione del sostegno economico agli insediamenti

Il rapporto DBIO esorta gli istituti finanziari europei ad adottare misure concrete per cessare il loro sostegno economico agli insediamenti illegali. Tra le principali richieste, vi è quella di rafforzare la due diligence aziendale, disinvestire dalle aziende che violano tali obblighi, evitando qualsiasi supporto economico diretto o indiretto agli insediamenti e il ritiro totale dalle attività legate agli insediamenti, ponendo fine a ogni coinvolgimento finanziario in questo sistema. Parallelamente, il rapporto invita i governi europei a proibire l’importazione e la vendita di prodotti provenienti dagli insediamenti illegali, così come di sospendere la fornitura di armamenti e tecnologie di sorveglianza a Israele.

Un appello alla responsabilità internazionale

Il rapporto DBIO lancia un appello alla comunità internazionale affinché interrompa il sostegno economico agli insediamenti illegali e garantisca il rispetto del diritto internazionale. La responsabilità di porre fine a questo sistema di occupazione non riguarda solo gli Stati, ma anche le istituzioni finanziarie e le aziende coinvolte, il cui ruolo sarà determinante per il futuro del popolo palestinese.