L’arte di restare: Sumud
Quando si pensa al conflitto israelo-palestinese e alla resistenza palestinese, le prime immagini che inondano la nostra mente sono quelle dell’intifada. Immagini di guerriglia, violenza e dolore. Tuttavia, esiste un’altra forma di resistenza che si snoda all’interno della comunità palestinese nei territori occupati: sumud.
Il significato di questo termine in arabo palestinese è resilienza. Sumud significa avere la capacità di adattarsi, adoperarsi, impegnarsi e mettere a disposizione tutte le proprie risorse, con strategie non-violente per contrastare la brutalità e la prepotenza dell’occupazione. I palestinesi che vivono all’interno dei territori occupati sono sottoposti a tale regime militare da parte d’Israele. Abitare in queste zone significa convivere con la costante pressione e incertezza del domani. La natura dell’occupazione ha fatto sì che la comunità palestinese sviluppasse un tipo di resilienza più profondo, per poter portare avanti la propria vita all’interno dei territori, dove restare significa più di tutto saper resistere.
L’importanza della sua applicazione
Nel 1978 l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) ha raccomandato al proprio popolo di applicare sumud nella quotidianità, come strumento d’aiuto per rimanere speranzosi e fedeli alla propria terra. Va sottolineato quanto i Palestinesi siano profondamente legati alla terra natia, l’attaccamento alla patria è da considerarsi un elemento integrante nelle proprie vite.
Sumud come concetto è quindi tradizionalmente palestinese, significa vivere e sopravvivere nonostante le difficoltà e le pratiche dell’occupazione. Viene applicato sia a livello individuale che collettivo. Utilizzato non soltanto nei confronti dell’occupazione stessa ma anche come mezzo per rafforzare le relazioni all’interno della comunità palestinese.
Sumud è di fatto culturalmente intelligibile in tutta la Palestina e si focalizza su pratiche per rafforzare e ricostruire il senso di comunità. Un esempio a livello collettivo è quello messo in atto dagli abitanti del villaggio di At-Tuwani, situato sulle colline a sud di Hebron.
La popolazione di quei territori mette in atto quotidianamente questa pratica, essendo da sempre coinvolta nei movimenti di resistenza locali non-violenti. Quest’ultima per gli abitanti di At-Tuwani, è considerata come un elemento essenziale per unire ed aggregare la comunità come fosse un’unica entità ed è applicata a tutti gli aspetti del vivere consueto. La nonviolenza si esplicita nell’affermazione di un abitante di At-Tuwani : ”Se gli israeliani ci distruggono la nostra abitazione noi rispondiamo ricostruendo”.
Resilienza è Sumud
Sumud è resilienza, applicata da tutti i membri della comunità incluse le donne, le quali sono riuscite a rivestire un ruolo importante e decisionale all’interno della comunità stessa. Questo è da considerarsi un forte segnale di cambiamento all’interno della società palestinese e del concetto stesso di sumud.
Per il popolo palestinese sumud è un modo d’essere e di non arrendersi, conseguente alla scelta di non desistere e di celebrare la propria terra. Affermare pertanto che la resilienza è resistenza significa avere la capacità di coordinare ed adottare una strategia dinamica che miri a trovare modi per costruire nuove e creative alternative per resistere, sfidando l’occupazione.
Articolo scritto per Fernweh